Il perdente radicale by Hans Magnus Enzensberger

Il perdente radicale by Hans Magnus Enzensberger

autore:Hans Magnus Enzensberger [Enzensberger, Hans Magnus]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, Commentary & Opinion
ISBN: 9788806185558
Google: j3qr2y3BjTUC
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2014-08-16T22:00:00+00:00


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Questo il quadro della situazione. Una disamina che, sulla base di fatti obiettivi, si limita a fornire un’istantanea naturalmente pone piú interrogativi delle proprie capacità di risposta.

Il piú tormentoso di questi quesiti è il seguente: come si è potuto verificare il declino della civiltà dalla quale è nata la religione universale dell’islam? E che, notoriamente, ha raggiunto il suo massimo splendore all’epoca del califfato. Allora era di gran lunga superiore all’Europa militarmente, economicamente e culturalmente. Questa epoca, di ottocento anni fa, riveste ancora oggi un ruolo centrale nella memoria collettiva del mondo arabo. Spesso viene mitizzata a idillio e sublimata a utopia retrospettiva.

Da allora il potere, il prestigio, il peso culturale ed economico degli arabi è costantemente scemato. Un cosí radicale declino costituisce un enigma e causa fino a oggi un sensibile dolore fantasmatico.

Non è facile mettersi nei panni di una collettività che ha vissuto un simile declino, trascinatosi per secoli. Non stupisce, quindi, che si preferisca attribuire la responsabilità di esso a un mondo esterno ostile. In base a questa interpretazione la colpa è unicamente di una lunga serie di aggressori: selgiuchi, crociati, mongoli, spagnoli, mamelucchi, osmani, francesi, britannici e russi. Oggi il degrado del mondo arabo viene attribuito principalmente al «grande Satana», ossia all’impero americano e agli ebrei. Resta però abbastanza inspiegabile perché altre società, come quella indiana, cinese o coreana, che non meno hanno sofferto sotto il dominio di invasori e per le aggressioni di rapina da parte di potenze straniere, non condividano la sorte del mondo arabo. Come si spiega che abbiano affrontato con successo le sfide dell’epoca moderna, diventando importanti protagoniste su scala planetaria?

Con ciò si pone ineluttabilmente la questione delle cause endogene del declino arabo. Finché essa non trova una risposta, l’enorme arretratezza politica, scientifica, tecnica ed economica del mondo arabo rimane inspiegata e inspiegabile.

Non sono mancati i tentativi di venire a capo delle sue cause storiche. Uno degli studi piú recenti sull’argomento è l’indagine approfondita e spassionata di Dan Diner1. Essa prende le mosse dal dissolvimento del capitale di sapere delle società arabe. Sulla scorta della stampa a caratteri mobili, Diner puntualizza la mancanza di una sfera pubblica auto-organizzata. A partire dal xv secolo i giuristi islamici hanno sabotato l’introduzione del torchio tipografico, richiamandosi a un dogma fondamentale, secondo il quale nessun altro libro è lecito oltre il Corano. Solo con tre secoli di ritardo poté essere fondata la prima tipografia in grado di produrre libri con i caratteri arabi. Le conseguenze per la scienza e la tecnica di quei paesi si avvertono ancora oggi. Negli ultimi quattro secoli gli arabi non hanno prodotto alcuna invenzione degna di rilievo. Rudolph Chimelli cita l’asserzione di un autore iracheno: «Se un arabo nel Settecento avesse inventato la macchina a vapore, non sarebbe mai stata costruita». Nessuno storico sarà di altro avviso, e l’attuale statistica dei brevetti ci permette di concludere che in merito poco è cambiato fino ai giorni nostri.

I deficit del sapere ebbero vistose conseguenze per la civiltà araba. Già nel Cinquecento gli europei,



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